Tempo d’estate, tempo di letture! Ecco per voi il primo racconto targato Ghiott da leggere sotto l’ombrellone, su uno sperone Apuano, sulle sponde di un chiaro e fresco ruscello, oppure, perché no, sul divano di casa. Perché Ghiott è sempre con voi, anche in vacanza. Buona lettura!

La Lina Nencioni era famosa perché fin da piccina aveva sempre fatto tutto da sé. Aveva imparato a fare l’orlo ai pantaloni da sé, solo a guardare la mamma pantalonaia. Aveva imparato ad andare in bicicletta da sé, rubando la Bianchi del postino che la lasciava sempre aperta quando andava a schiacciare assi e briscole al Bar Marisa. La Lina Nencioni aveva perfino imparato a leggere da sé. Figuriamoci, quindi, quando si mise in testa di imparare a cucinare, ovviamente, da sé.

Partì con l’ABC: pasta al burro, fagioli messi a bollire, braciole ai ferri… Tutto da sé. Col tempo, la Lina riuscì a imbandire una tavola decente per il marito e i tre figlioli. Ma un giorno, il marito le disse che sarebbe venuto a Firenze il famoso cugino Orlando e domenica sarebbe stato a desinare da loro. Bisognava fargli trovare dei cantuccini alle mandorle perché lui ne andava matto. Era un ospite di riguardo, e dove abitava il cugino Orlando, i cantuccini non si trovavano. E se si trovavano non erano freschi. E se erano freschi non erano buoni… Insomma, ci volevano dei cantuccini.

Provate a indovinare…? Bravi. La Lina pensò bene di preparare i cantuccini alle mandorle da sé. A dire il vero, un po’ si preoccupò, perché per la prima volta da quando cucinava da sé, la Lina fece delle prove… I primi biscotti li fece con farina, burro e mandorle, ma non ci mise le uova… Poi provò con uova, farina e mandorle, ma non ci mise lo zucchero… Infine mescolò tutti gli ingredienti giusti ma nell’entusiasmo ci aggiunse anche delle pesche sciroppate… Insomma, questi cantuccini non le venivano un granché. La Lina si arrese. Andò nientemeno che dal Salaorni, il pasticcere sotto casa. E per la primissima volta in vita sua, la Lina chiese a qualcuno come diavolo si facesse qualcosa. E il buon Salaorni le spiegò per filo e per segno la ricetta dei cantuccini alle mandorle.

Ora, siccome era la primissima volta che la Lina faceva una cosa, ma non la faceva da sé, quando arrivò a casa, non si ricordò più nulla… Quanti grammi? Quante uova? Quante mandorle? Il giorno fatale si avvicinava. Il cugino Orlando sarebbe arrivato l’indomani. La mattina presto, la Lina, si mangiò l’orgoglio a colazione e tornò dal Salaorni a chiedere come si facessero questi benedetti cantuccini alle mandorle. Ma una volta arrivata, proprio sulla porta della pasticceria, vide una piccola lavagna con su scritto a mano col gessetto: “Questa è la ricetta dei cantuccini”. Seguivano ingredienti, dosi e istruzioni. E in fondo: “Se non vi sono riusciti, venite a comprarli dal Salaorni”. La Lina entrò, ne comprò tre chili, e il cugino Orlando è ancora lì che se li mangia.

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