Un dono graditissimo già nel Seicento
Proprio così, anche Galileo Galilei, il padre della scienza moderna, amava i cantuccini alle mandorle, meglio se inzuppati in un dito di vino. Lo testimonia questa lettera del 1625 che proprio Galilei scrive a Benedetto Castelli, monaco e fisico anch’egli, suo allievo e prezioso collaboratore.
Lettera al Padre Benedetto Castelli a Pisa
Firenze, 21 novembre 1625
Scrivo in fretta in casa del Signor Niccolò Aggiunti, essendo l’ora tarda per essermi trattenuto ben due ore col nostro serenissimo Principe in dar principio alle meccaniche.
Qua mi è comparso quattro fiaschi di greco e cinquanta cantucci mandati da non so chi; favoriscami d’intendere se dal Sig. Lori, o da altri, e me l’avvisi acciò possa renderne grazie.
(Galileo Galilei, Opere, tomo VI, pp. 305-306)
I quattro fiaschi di “greco” sono ovviamente fiaschi di vino, forse di pregiato greco di tufo. E i “cantucci” che accompagnano il vino, non possono essere che i più classici biscotti toscani, i cantuccini alle mandorle, un dono che Galilei sembra decisamente apprezzare. Forse non erano proprio Ghiottini, ma gli somigliavano certamente, dato che fin dai tempi di Galileo gli ingredienti dei cantuccini alle mandorle (e dei Ghiottini) sono sempre gli stessi: uova, latte fresco, burro, miele, farina, zucchero e mandorle selezionate.
Il tutto per dire che i cantuccini alle mandorle toscani hanno alle spalle una storia gloriosa e… scientificamente provata!
